Dalla stampa: “Studi dimostrano che una sana vita sociale può scongiurare la demenza”
Condividiamo l’articolo di Anna Ploszajski pubblicato su The Guardian.
[Traduzione di Fondazione Historie. Qui l’articolo originale]
Studi dimostrano che una sana vita sociale può scongiurare la demenza
Secondo i ricercatori essere socialmente attivi nei propri 50 e 60 anni è collegato a un minor rischio di malattia più tardi nella vita
I ricercatori hanno analizzato dati raccolti su più di 10.000 persone dal 1985 al 2013. I partecipanti hanno risposto a un questionario ogni cinque anni sulla frequenza dei loro contatti sociali con amici e parenti. Sono stati inoltre sottoposti a test cognitivi e le loro cartelle cliniche elettroniche sono state analizzate in cerca di eventuali diagnosi di demenza.
I risultati – pubblicati sulla rivista Plos Medicine – hanno dimostrato come vedere amici quasi ogni giorno all’età di 60 anni è associato a una probabilità di sviluppare demenza in età avanzata inferiore del 12% rispetto a quella di quanti vedevano solo uno o due amici ogni alcuni mesi. Vedere i parenti, però, non ha dimostrato lo stesso effetto positivo.
Gli autori suggeriscono come l’esercizio di usare il cervello per la memoria e il linguaggio durante il contatto sociale possa creare la cosiddetta riserva cognitiva.
Tara Spires-Jones, una professoressa di neurodegenerazione all’Università di Edimburgo non coinvolta nel lavoro, ha spiegato: “L’apprendimento di nuove cose crea connessioni tra le cellule cerebrali, e lo stesso effetto ha il contatto sociale. La biologia alla base di questo studio è che le persone socialmente attive mantengono il cervello meglio connesso; a sua volta, questo consente di resistere più a lungo alla patologia.”
Clive Ballard, professore di geriatria presso l’Università di Exeter, anch’egli non coinvolto nello studio, ha dichiarato: “Ci sono molte altre ricerche che hanno fatto emergere come l’isolamento sociale rappresenti un fattore di rischio. Il punto di forza di questo lavoro è la grande base campionaria analizzata, e come la valutazione del contatto sociale sia stata fatta molto prima della valutazione cognitiva. Questo rende lo studio del nesso causale molto più forte.”
Gli autori evidenziano come i dati non includano dettagli relativi alla qualità del contatto sociale e come alcuni casi di demenza potrebbero essere sfuggiti se i partecipanti non si sono presentati al proprio medico di famiglia.
Possono inoltre esistere ulteriori fattori sovrapposti: “È noto come la depressione rappresenti un fattore di rischio significativo e il nostro lavoro ha dimostrato che anche la perdita dell’udito è un ulteriore fattore di rischio. Entrambi possono portare all’isolamento sociale. È probabile che sia un insieme di fattori non totalmente indipendenti”, ha affermato Ballard.
Benefici delle relazioni sociali simili sono stati osservati anche per quanti hanno avuto rapporti significativi con i loro amici nei loro 50 e 70 anni, ma l’associazione causale non sembra abbastanza forte da risultare statisticamente significativa.
“Ciò è dovuto all’incertezza statistica implicata nello studio”, ha dichiarato il dott. Andrew Sommerlad dell’University College di Londra, autore principale dell’articolo, “Non vi è alcuna ragione plausibile per cui sia importante a 60 anni e non in altre fasce d’età”.
Il lavoro contribuisce ad accrescere l’evidenza di come le attività sociali potrebbero proteggere le persone dalla demenza a lungo termine, oltre a porre l’attenzione all’importanza di mantenere un buon udito, uno stile di vita sano e muoversi di più.
Ballard ha dichiarato: “Ora pensiamo che almeno il 35% del rischio di demenza sia spiegabile da fattori medici e di stile di vita, che sono potenzialmente reversibili. Negli ultimi 10 anni c’è stata una leggera riduzione all’interno di ogni fascia d’età nella percentuale di persone che hanno sviluppato demenza poiché si sta iniziando a prestare maggiore attenzione a questi fattori di prevenzione”.
Sommerlad ha dichiarato: “I risultati di questo studio aggiungono un’altra via potenziale attraverso la quale le persone possono prevenire problemi e migliorare lo stato di salute del cervello riducendo il rischio di demenza.”
“Dobbiamo essere consapevoli del fatto che viviamo in una società in cui l’isolamento sociale e la solitudine stanno diventando sempre più comuni. Ci auguriamo che a livello di comunità e politica si possa lavorare per rendere più semplice rimanere in contatto con le persone anziane”.
Caso di studio – Il Capanno degli uomini: “È quasi come un luogo di speranza”
Un movimento che aiuta le persone a socializzare nella mezza età e oltre è il “Capanno degli uomini”, progetto avviato in Australia alla fine degli anni ’90, quando i suoi fondatori hanno colto la mancanza di opportunità sociali e comunitarie dedicate agli uomini. I capanni sono principalmente destinati a uomini di età superiore ai 50 anni, ma vi può accedere chiunque.
Il Sunnyside Men’s Shed, uno dei 500 nel Regno Unito, si trova in un tranquillo cortile di Tower Hamlets, a est di Londra. Steve, 64 anni, ha iniziato a venire nel capanno dopo la morte per cancro della moglie.
“Sono venuto qui come utente dietro suggerimento di uno psicologo dopo che ho smesso di lavorare”, ha detto. “Ero abbastanza depresso anche prima che mia moglie morisse e quando è morta sono entrato in un periodo molto buio. Non ho fatto nulla per settimane e settimane, ero in terapia con antidepressivi e il dottore mi ha suggerito di iniziare a fare qualcosa per distrarmi.”
“Venire qui per me è stato positivo perché non avevo alcuna relazione con il passato. Ho fatto molti lavori di restauro antico, falegnameria, oggetti contemporanei, …, perché ne possiedo competenze che è bello poter condividere.”
“Molte altre persone sono venute qui e ne hanno tratto beneficio”, ha aggiunto. “Possono aver dovuto rinunciare al lavoro, aver perso l’autostima o la fiducia in loro stessi… entrano e riparano qualcosa o creano qualcosa da zero.”
“Scoprono nuove abilità, e così possono avviare qualcosa di nuovo nelle loro vite. O possono semplicemente sentirsi parte di qualcosa. Questo vale per gli aspetti pratici ma anche mentali.”
“È molto difficile per gli anziani fare nuove amicizie che diventino a lungo termine. Questo è un posto in cui invece può accadere. È quasi come un luogo di speranza. È bello per le persone che hanno avuto una vita molto difficile, specialmente per gli aspetti di salute mentale, frequentare un luogo così.”