Rapporto ISTAT sulla Disabilità in Italia
In occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità del 3 dicembre scorso, l’ISTAT ha presentato il Rapporto sulla Disabilità.
È possibile consultare o scaricare il Rapporto all’indirizzo https://www.istat.it/it/files//2019/12/Disabilit%C3%A0.pdf
La presentazione del Rapporto sul sito ISTAT:
Lo scopo principale di questo e-book è di fornire un quadro della vita delle persone con disabilità nel nostro Paese.
Le difficoltà che un compito come questo presenta sono molteplici. La principale riguarda la definizione stessa di ‘disabilità’ che, secondo l’International classification of functioning, disability and health (Icf), non è circoscritta semplicemente alla presenza di un deficit fisico o psichico. La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) definisce le persone con disabilità come quelle che “… presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri”.
Ciò appare concettualmente chiaro ma la sua traduzione in un insieme di condizioni rilevabili statisticamente è tutt’altro che semplice. Le difficoltà sono molteplici e non è stato ancora elaborato uno strumento statistico condiviso in grado di descrivere l’interazione negativa tra salute e contesto sociale dalla quale scaturisce la disabilità e ciò rende difficile individuare in modo rigoroso le persone con disabilità.
L’Istat, uniformandosi alle direttive impartite dal sistema delle statistiche europee, utilizza nelle indagini di popolazione un unico quesito, conosciuto come Global activity limitation indicator (Gali), che rileva le persone che riferiscono di avere limitazioni, a causa di problemi di salute, nello svolgimento di attività abituali e ordinarie. Ed è a queste persone che ci riferiremo in questo e-book, consapevoli della non completa adeguatezza di questa modalità di rilevazione delle persone con disabilità.
Estratto della Sintesi del Rapporto
Nel nostro Paese le persone che, a causa di problemi di salute, soffrono di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali sono il 5,2% della popolazione.
Gli anziani sono i più colpiti: quasi 1 milione e mezzo di ultra settantacinquenni si trovano in condizione di disabilità e 990.000 di essi sono donne. Il 26,9% di queste vive sola, il 26,2% con il coniuge, il 17,3% con il coniuge e i figli, il 7,4% con i figli e senza coniuge, circa il 10% con uno o entrambi i genitori, il restante 12% circa vive in altre tipologie di nucleo familiare.
La “geografia della disabilità” vede al primo posto le Isole, con un’incidenza del 6,3%, contro il 4,8% (il valore più basso) del Nord. Le Regioni nelle quali il fenomeno è più diffuso sono l’Umbria e la Sardegna (rispettivamente, l’8,7% e il 7,3% della popolazione). L’incidenza più bassa si registra invece in Veneto, Lombardia e Valle d’Aosta (4,4%).
Nei diversi capitoli del volume vien posto l’accento sulla particolare sensibilità che le politiche hanno dimostrato nel disegnare processi e percorsi diretti a favorire la piena inclusione sociale delle persone con disabilità.
Tuttavia, negli ambiti di vita analizzati emergono ancora significativi svantaggi delle persone con disabilità rispetto al resto della popolazione, a testimonianza del fatto che gli strumenti messi in campo non hanno ottenuto i risultati attesi, ma hanno solo attenuato le differenze.
Ad esempio, le politiche di welfare, attuate in larga parte attraverso trasferimenti monetari, hanno ridotto il rischio di povertà delle famiglie, ma non hanno risolto il problema della deprivazione materiale di cui soffrono le persone con disabilità.
Le politiche di inclusione lavorativa sono state ispirate al principio della valorizzazione delle capacità degli individui con disabilità, tuttavia i livelli occupazionali sono ancora molto al di sotto della media nazionale e spesso i lavoratori con disabilità vengono relegati a svolgere mansioni secondarie.
Capitolo 1. La salute e l’autonomia delle persone con disabilità
- Il quadro epidemiologico delle persone con limitazioni gravi è sensibilmente peggiore di quello del resto della popolazione: la quota di persone che riferiscono di essere in cattive condizioni di salute è pari al 61% (62,8% tra le donne); contro lo 0,6% nel resto della popolazione; considerando la sola popolazione anziana, le differenze sono anche più marcate: 68,7% contro l’1,6%
- 1 milione e 400mila persone anziane, in gran parte ultrasettantacinquenni (1 milione e 200mila), non sono autonome nella cura della propria persona, nel fare il bagno o la doccia, sdraiarsi e alzarsi dal letto o sedersi e alzarsi da una sedia, vestirsi e spogliarsi, usare i servizi igienici e mangiare.
- Quasi il 7% degli over 65-enni presenta gravi difficoltà in tre o più delle attività citate; tale quota sale al 12% tra gli ultrasettantacinquenni.
- Circa 4 milioni di anziani (e quasi la metà degli ultrasettantacinquenni) sono incapaci di svolgere in autonomia altre attività strumentali alla vita quotidiana.
- Poco meno di un terzo degli ultrasessantacinquenni non è in grado di svolgere in autonomia le attività domestiche più pesanti, il 17% di fare la spesa da solo, circa il 12% di prepararsi i pasti.
- Le donne anziane riportano più difficoltà degli uomini sia nelle attività di cura della persona (14,1% contro 7,3% uomini) sia nelle attività domestiche (37,9% contro 20,4% uomini). La maggiore difficoltà delle donne si conferma anche al netto dell’età (12,2% contro 7,6% uomini per le attività di cura e 34,8% contro 21,4% uomini per le attività domestiche).
Capitolo 2. Istruzione e formazione
- La quota di persone con disabilità che hanno raggiunto i titoli di studio più elevati (diploma di scuola superiore e titoli accademici) è pari al 30,1% tra gli uomini e al 19,3% tra le donne, a fronte del 55,1% e 56,5% per il resto della popolazione.
- La condizione di disabilità acuisce le differenze: è senza titolo di studio il 17,1% delle donne contro il 9,8% degli uomini, nel resto della popolazione le quote sono 2% e 1,2%
- Gli alunni con disabilità nella scuola italiana sono passati da circa 200 mila iscritti nell’anno scolastico 2009/2010 a quasi 272 mila nell’anno scolastico 2017/2018.
- Nello stesso arco temporale, anche gli insegnanti per il sostegno sono significativamente aumentati: da 89 mila a 156 mila (+75% circa).
- Gli alunni con disabilità privilegiano indirizzi formativi orientati al lavoro immediato e rinunciano di fatto a prolungare la propria formazione fino all’università: il 49,8% degli alunni con disabilità si è iscritto a una scuola con indirizzo professionale, contro il 20,1% del totale degli alunni.
- Solo il 31,5% delle scuole ha abbattuto le barriere fisiche e sono ancora meno, il 17,5%, quelle che hanno eliminato le barriere senso-percettive.
- Le differenze territoriali sono molto marcate: l’accessibilità fisica è assicurata dal 66,2% delle scuole della Valle d’Aosta e soltanto dal 21,6% di quelle della Campania; l’accessibilità sensopercettiva dal 38,4% delle scuole della Provincia Autonoma di Bolzano e soltanto dall’8,5% di quelle della Calabria.
Capitolo 3. Le persone con disabilità e il lavoro
- Nella popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni risulta occupato solo il 31,3% di coloro che soffrono di limitazioni gravi (26,7% tra le donne, 36,3% tra gli uomini) contro il 57,8% delle persone del resto della popolazione.
- Le persone con limitazioni gravi in cerca di occupazione sono il 18,1% (21,2% dei i maschi e 15,1% delle femmine), tra il resto della popolazione senza limitazioni si attesta al 14,8% (15,2% uomini e 14,4% donne).
- Le persone con disabilità sono in prevalenza occupate nel settore della Pubblica Amministrazione: il 49,7% rispetto al 41,3% di quella senza limitazioni.
- Considerando gli attivi, cioè gli occupati e le persone in cerca di occupazione, il gap tra la popolazione con limitazioni gravi e il resto della popolazione aumenta, infatti sono il 49,4% tra i primi e il 72,6% tra i secondi.
- Le persone con disabilità raggiungono posizioni mediamente meno elevate nella carriera lavorativa, circa il 54% sono operai o lavoratori in proprio (50,4% nel resto della popolazione), il 46% è un dirigente, libero professionista o quadro (49,6% nel resto della popolazione).
- Una misura indiretta della qualità del lavoro è il grado di soddisfazione per le mansioni svolte: la quota dei soddisfatti tra gli occupati con limitazioni gravi è al 65,4%, tra le persone senza limitazioni sale al 75,9%.
Capitolo 4. La partecipazione sociale e culturale
- Oltre 600 mila persone con limitazioni gravi vivono in una situazione di grande isolamento, senza alcuna rete su cui poter contare in caso di bisogno; di queste, ben 204 mila vivono completamente sole.
- Il 43,5% delle persone con limitazioni dispone di una rete di relazioni, un valore assai inferiore a quello relativo al resto della popolazione: 74,4%.
- La limitazione grave costituisce un ostacolo alla partecipazione culturale: solo il 9,3% delle persone che ne soffrono va frequentemente al cinema, al teatro, a un concerto o visita un museo durante l’anno. Nel resto della popolazione il dato si attesta al 30,8%.
- I problemi di accessibilità riducono la partecipazione culturale: solo il 37,5% dei musei italiani, pubblici e privati, è attrezzato per ricevere le persone con limitazioni gravi; appena il 20,4% di essi offre materiale e supporti informativi (percorsi tattili, cataloghi e pannelli esplicativi in braille, ecc.).
- 340 mila persone con limitazioni gravi (il 50% dei lettori con limitazioni gravi) leggono più di quattro libri l’anno, un valore di poco inferiore a quello delle persone senza limitazioni (54,5%).
- Tre quarti di coloro che hanno limitazioni gravi (77% se donne) passano più di tre ore al giorno davanti alla televisione (la quota di chi è privo di limitazioni è del 59%).
- La quota di persone con limitazioni che si dedicano all’attività sportiva si attesta al 9,1%, contro il 36,6% rilevato nel resto della popolazione. Un ulteriore 14,4% delle persone con limitazioni (meno della metà rispetto alle persone senza limitazioni) svolge qualche attività fisica, pur non praticando sport. Dunque, quasi l’80% delle persone con disabilità è completamente inattivo e un milione di essi attribuisce questa scelta a un problema di salute.
Capitolo 5. La soddisfazione per la vita quotidiana
- Tra le persone con limitazioni gravi quelle che esprimono un’elevata soddisfazione per la propria vita sono il 19,2% (molto meno del 44,5% riferito al resto della popolazione); tra le donne la quota scende al 17,2%.
- L’82,5% di chi ha limitazioni gravi esprime soddisfazione per le relazioni familiari, il 56,6% per le relazioni amicali, il 44,4% per il tempo libero, il 37,2% per la situazione economica e solo il 19,5% per gli aspetti legati alle condizioni di salute.
- Sui giudizi sulla qualità della vita influisce fortemente l’occupazione e il livello di istruzione: hanno un grado di soddisfazione alto il 38,2% degli occupati e il 30,5% tra i laureati.
- Tra le persone con disabilità che partecipano alla vita culturale si riscontra un significativo aumento del livello di soddisfazione: la quota di persone molto soddisfatte sale al 37%, al 63,4% i molto soddisfatti per il tempo libero e all’80,4% i soddisfatti per le relazioni con gli amici.
- Anche la pratica sportiva mostra effetti significativi sulla qualità della vita delle persone con disabilità: sono molto soddisfatte della proprie relazioni sociali il 31% di quelle che praticano sport mentre tale quota scende al 16% tra coloro che non lo praticano.
Capitolo 6. Il sistema di welfare: politiche, strumenti e soggetti
- Nel 2017, il sistema di welfare ha erogato in favore delle persone con disabilità circa 37 miliardi di euro: 23 miliardi sotto forma di trasferimenti di natura assistenziale, finanziati attraverso la fiscalità generale e 14 miliardi con trasferimenti di tipo previdenziale, finanziati attraverso i contributi previdenziali dei lavoratori e delle imprese.
- Il 48,9% di queste famiglie riceve trasferimenti monetari; in particolare, il 18,7% beneficia di almeno un trasferimento di tipo previdenziale e il 39,5% di almeno uno di natura assistenziale. Il valore medio annuo di tutti questi trasferimenti è di 4.524 euro.
- Le Regioni offrono assistenza socio-sanitaria alle persone con disabilità attraverso i servizi ambulatoriali e domiciliari, ricoveri in strutture residenziale e semiresidenziale. La spesa pro-capite sostenuta complessivamente per questa tipologia di assistenza è pari a circa 987 euro pro-capite.
- La spesa dei Comuni per gli interventi e servizi finalizzati a garantire l’attività di cura e supporto per l’integrazione sociale è pari a circa un miliardo e 797 milioni di euro, 2.852 annui pro-capite. Al Sud spendono annualmente 870 euro pro-capite, nel Nord-est 5.080 euro.
- Nel 2017, il Servizio sanitario nazionale ha sostenuto una spesa pro-capite per l’assistenza alle persone con disabilità pari a 987 euro; il valore minimo si riscontra nella Provincia autonoma di Bolzano (meno di 350 euro), seguita dall’Umbria (circa 406 euro), mentre la Provincia autonoma di Trento e le regioni Basilicata, Molise, Veneto e Puglia superano i 1.300 euro.
Capitolo 7. Le famiglie con disabili: condizioni economiche e reti di aiuti
- In Italia sono circa 2 milioni e 300mila le famiglie nelle quali vive almeno una persona con limitazioni gravi.
- Per assistere il familiare con disabilità il 32,4% delle famiglie riceve sostegno da reti informali; si tratta di una percentuale quasi doppia rispetto al totale delle famiglie (16,8%).
- La rete informale di aiuti delle famiglie non consente di fare a meno dei servizi a pagamento. Sono, infatti, comparativamente molte di più le famiglie con disabili che vi fanno ricorso: 24,4% contro il 10,1% del resto delle famiglie.
- Le famiglie in cui vivono persone con disabilità faticano a conciliare la carriera lavorativa e l’attività di cura: solo il 24,5% ha almeno un componente della famiglia in una posizione apicale o intermedia nella propria attività lavorativa (nel resto delle famiglie è il 30%); il 28,4% ha un componente che ricopre la posizione di operaio (il 25,5% nelle altre famiglie) e il 9,6% ha almeno una persona disoccupata (7,3% nel resto delle famiglie).
- Le condizioni economiche complessive sono peggiori rispetto a quelle del resto delle famiglie: il loro reddito annuo equivalente medio è di 17.476 euro, inferiore del 7,8% a quello nazionale. Il reddito mediano è, invece, di 16.287 (-2,4% rispetto a quello mediano).
- La quota di famiglie con disabili che ricevono trasferimenti sociali legati alla disabilità è pari al 48,9%: il 18,7% beneficia almeno di un trasferimento previdenziale e il 39,5% almeno di un trasferimento assistenziale.
- Le famiglie con disabili senza trasferimenti da parte del sistema di welfare aumenterebbero significativamente il loro rischio di povertà: dal 18,9% al 34,4%, soprattutto nel Mezzogiorno dove quasi una famiglia su due sarebbe a rischio di povertà (46,9%).
- Nonostante i trasferimenti, perdurano le difficoltà economiche che si traducono spesso in deprivazione materiale delle famiglie con disabili: il 28,7% contro il 18% del dato medio nazionale.
- Il 67% delle famiglie nelle quali vive almeno una persona con disabilità non può permettersi una settimana di vacanza all’anno lontano da casa, il 53,7% non è in grado di affrontare una spesa imprevista di 800 euro, più di un quinto non può riscaldare sufficientemente l’abitazione o consumare un pasto adeguato almeno una volta ogni due giorni.
La presentazione utilizzata dai relatori durante il lancio del Rapporto.