VISITA ALLA MOSTRA AGRICOLA CON BENJAMIN POVEGLIANO
Qualche settimana fa siamo stati a visitare la “Mostra della Civiltà contadina” a Povegliano Veronese.
A seguito di questa uscita abbiamo pensato di svolgere una particolare attività. Il lunedì successivo abbiamo cercato di ricordare le cose che più ci sono rimaste impresse nella memoria e, utilizzando le lettere di legno, abbiamo composto le parole che più ci hanno suscitato un’emozione o un ricordo.
Le parole emerse sono le seguenti:
PROVERBI DE NA OLTA – PREO- STUFA- MACCHINE- QUANTA FATICA- LA PASSIONE.
Dalle parole emerse abbiamo poi composto il seguente articolo:
Vedendo i vari attrezzi, abbiamo potuto constatare con QUANTA FATICA i nostri antenati abbiano dedicato al lavoro nei campi per il mantenimento della famiglia, della società e degli animali. Non esistevano MACCHINE tecnologiche come quelle del giorno d’oggi, ma erano tutte a conduzione manuale e animale. Oltre alla PASSIONE per il lavoro dall’alba al tramonto, abbiamo notato quanto veritieri e attuali fossero i PROVERBI DE NA OLTA ed i modi di dire. Nei ricordi della nostra infanzia sono emersi come un lampo i ricordi relativi ai metodi di riscaldamento di una volta ed ecco che ci ricordiamo, dato che l’abbiamo visto, il PREO, la STUA e il camino che erano i metodi di riscaldamento di allora.
Clara ricorda che, nel dopoguerra, la mamma metteva come scaldaletto il PREO e le raccomandava di non muoversi per godersi il calduccio.
Giovanni ricorda i carretti trainati dagli asini che trasportavano le merci. Le famiglie povere avevano gli asini, quelle un po’ meno povere avevano i cavalli. Ricorda poi come fosse massacrante lo sfalcio dell’erba con l’utilizzo della falce. Racconta che gli agricoltori iniziavano il taglio all’alba e continuavano fino alle 9:00, poi smettevano perché iniziavano ad esserci mosche ed insetti che infastidivano lo svolgimento del lavoro.
Antonella ricorda che la donna aveva un ruolo centrale all’interno della famiglia e della comunità all’interno della corte contadina. La corte era una vera e propria comunità e tra le donne c’era molta complicità; si aiutavano sia nel crescere i figli sia nel prestarsi l’occorrente quando qualcosa poteva mancare in una famiglia.
Quasi tutti ricordano che non esistevano gli allarmi: le porte delle case erano chiuse senza chiave, ma solamente con un chiavistello e la porta si poteva aprire dall’esterno, oppure con un semplice elastico. In queste corti c’era molta collaborazione, dialogo, confronto, generosità e le giovani mogli e mamme chiedevano alle nonne saggi consigli.
Possiamo concludere dicendo che la vita vera, di chi viveva in campagna, era fatta di fatica, rinunce e tribolazioni. L’uomo rispettava la Natura, perché era la Natura stessa che dettava l’ordine ed il tempo in cui riuscire a fare TUTTO.
Una simbiosi fra l’uomo la terra ed animali, fatta di rispetto e di ringraziamento, perché tutto era un Dono.
Gruppo Benjamin Povegliano.