Bellezza e Relazione educativa – Educare alla Bellezza!
“Il guardare una cosa è ben diverso dal vederla. Non si vede una cosa finché non se ne vede la bellezza”
Educare al bello è un argomento complesso, che affascina, spaventa, incuriosisce, ma è un argomento che deve essere in ogni relazione educativa, in ogni aspetto della coscienza, in ogni competenza dell’educatore.
Nel mondo universo della disabilità la bellezza molto spesso è un tema, un argomento trascurato o addirittura inesistente. Nella maggior parte dei casi, purtroppo, chi si prende cura della persona lo fa all’interno di un’ottica puramente fisica, sanitaria, di acquisizione di competenze e abilità, tralasciando e trascurando la cura sotto ogni suo aspetto, la cura simbolica, la cura esistenziale della persona.
Se vogliamo educare al bello è fondamentale che l’adulto che educa mantenga questi principi alla base di ogni sua azione educativa. Per fare questo il bello deve essere intrinseco in ogni azione che viene svolta all’interno delle Comunità, all’interno dei Laboratori, dei Centri Diurni, di ogni ritrovo di aggregazione, perché non può e non deve essere qualcosa di superfluo o in più da fare rispetto al lavoro quotidiano.
Educare al bello non significa adornare e abbellire un luogo, un oggetto, se stessi, soltanto per il puro piacere estetico, educare al bello significa avere attenzione per le cose, prendersi cura con cura di ogni cosa, di ogni azione educativa e di tutto ciò che ci circonda.
Educare al bello lo possiamo fare a partire dalla scelta dei vestiti la mattina, scegliere insieme alla persona con disabilità una determinata maglietta è educare al bello, ci sono colori che stanno meglio con altri e capi che vanno indossati in determinate circostanze o stagioni. Gli ambienti delle Comunità, dei luoghi in cui viviamo devono essere belli, spaziosi, accessibili, con pareti sempre tinteggiate e pulite, spazi e luoghi sempre curati. La bellezza risiede nell’uso delle parole che utilizziamo, la bellezza risiede nelle gestualità, la bellezza risiede nei rapporti che instauriamo. La bellezza di ciò che ci circonda modifica il nostro comportamento negli spazi e luoghi in cui ci troviamo. Educare al bello significa far proprio e trasmettere all’altro il concetto che l’ideale estetico è dentro ogni incontro che facciamo con il mondo. La persona deve fare esperienze incentrate sul bello, facilitando cosi la capacità di costruirsi un senso estetico, attraverso cui appropriarsi della categoria della bellezza con cui interpretare ogni realtà.
“Mi importa di te, quindi rendo luogo e atto educativo il più curato possibile proprio per te”.
L’invito che faccio ad ogni educatore, ad ogni operatore ad ogni persona che si occupa di cura in particolare modo, è quello di essere “belli” e di fare cose “belle”.
“Perché Il contrario della bellezza non è la bruttezza ma la rozzezza culturale e l’ignoranza emozionale”.
Piero Gruppillo