Riconoscimi Adulto!
Riconoscimi adulto!
“Riconoscimi adulto perché io sono adulto, riconoscimi adulto perché anche tu per me sei adulto, riconoscimi adulto perché è un mio diritto, riconoscimi adulto perché ho tutte le carte in regola per esserlo, riconoscimi adulto perché non dovrei neanche stare qui a dirlo”.
Nel corso del tempo il paradigma di riferimento sulla disabilità è stato oggetto di tantissimi mutamenti. La cultura sulla disabilità è cambiata e con essa sono cambiate le persone. Sono cambiati i diritti di questi ultimi in ogni ambito, dall’educazione, al lavoro, alla vita sociale e al tempo libero. Nel 2006 è stata adottata durante la sessantunesima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità. La Convenzione, che rappresenta sicuramente un importante traguardo internazionale, s’inserisce, in uno spazio più ampio di tutela e di promozione dei diritti umani, come strumento fondamentale per il riconoscimento dei diritti di pari opportunità e di non discriminazione delle persone con disabilità.
Ad essere sinceri nel 2006 l’aver avuto la necessità di istituire una Convenzione che raccogliesse quelli che sono i diritti specifici delle persone con disabilità per me ha rappresentato un fallimento culturale. Un fallimento culturale proprio perché la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità è attualmente un testo di importanza fondamentale.
Nel nuovo millennio questo nuovo paradigma avrebbe dovuto essere già consolidato, avrebbe dovuto essere interiorizzato da parte di tutta la Comunità e non solo dagli “addetti al lavoro educativo e formativo”, nel nuovo millennio non ci dovrebbe essere il bisogno di specificarlo attraverso una Costituzione, ma purtroppo, per fortuna, è stato fatto.
Questo mi rammarica e capisco che ancora c’è molta strada da fare in riferimento all’educazione, in riferimento ad una cultura sulla disabilità davvero inclusiva e generativa.
Il nostro lavoro si deve concentrare su tre dimensioni fondamentali: Il lavoro sull’inclusione sociale, il lavoro sull’autonomia e autodeterminazione e il lavoro sulla Cultura della disabilità. Per fare questo serve parlarne, discuterne confrontarsi ma occorre farlo in piazza, farlo all’interno delle comunità e non solo all’interno di equipe di professionisti. L’innovatività del settore è fondamentale in questo senso, uscire dagli schemi, sperimentare nuove modalità d’educazione inclusiva e in un ottica di Progetto di Vita sono le azioni che servono per produrre questo cambiamento, per favorire nuove buone prassi che partano dall’innovazione, dall’intuizione, dalle persone stesse con disabilità.
Il mio sogno più grande è quello che ci sia un giorno il bisogno della creazione di una Costituzione non più basata sui diritti ma bensì sui Doveri delle persone con disabilità.
Perché la loro più grande preghiera è una preghiera di normalità, è una richiesta che dice:
Io sono Adulto, Riconoscimi Adulto!
Piero Gruppillo